Negli ultimi anni si sente sempre più parlare di
intolleranze alimentari. Se inizialmente venivano menzionate solo da naturopati
e medici “alternativi”, oggi è possibile eseguire diagnosi anche presso
poliambulatori privati e non.
Quello che si sa sulle intolleranze sembrerebbe ancora
molto poco, rispetto a ciò che si dovrebbe sapere. E così la confusione dilaga
tra le persone che – in alcuni casi – si vedono costrette a spendere cifre da
capogiro per test che, alla fine, sono tutt’altro che attendibili.
Secondo alcune ipotesi le intolleranze alimentari
potrebbero causare anche disturbi non direttamente riconducibili all’apparato
gastrointestinale. Tra questi citiamo mal di testa, depressione, disturbi
oftalmici, dolori all’apparato muscolo scheletrico eccetera.
Secondo altre ipotesi, invece, tutti questi sintomi non
possono essere scatenati da una semplice intolleranza.
Ci chiediamo invece noi: può un
cibo mal digerito creare a lungo andare tossine diffuse in tutto il corpo e
finire per influenzare apparati anche completamente distanti da quello
digestivo? Potrebbe essere questa la via di collegamento tra il sostenitore di
un’ipotesi e l’altra?
Per far luce su questa scottante
tematica, abbiamo deciso di rivolgerci ai diversi esperti di Medicina Ayurvedica
che interverranno questa sera in un incontro a tema che si tiene a Torino.
Le intolleranze sono un problema sempre più diffuso e i
metodi diagnostici nascono come funghi. Ma è possibile stabilire una vera
intolleranza, in cui interviene anche il sistema immunitario da un semplice
problema costituzionale a metabolizzare alcuni cibi?«La medicina ayurvedica non considera le intolleranze allo
stesso modo della medicina occidentale – spiega Christian Benvenuti di Swasta
Project – E’ da tenere presente che quando un cibo crea problematiche di
digestione e/o assorbimento, alla base vi è quasi sempre un problema di pulizia
e funzionamento intestinale.
Secondo la medicina
ayurvedica, ogni alimento – così come ogni nostra esperienza – deve essere
assimilato in maniera da renderla simile a noi, alla nostra natura. Se, invece,
non viene metabolizzato correttamente, ovvero, rimane ancora cibo¸ non
completamente scisso, digerito e assimilato può dar luogo a quelle che vengono
chiamate
ama – termine che
significa, “non digerito”, non “metabolizzato”. Paragonabile a ciò che in
occidente viene definita tossina».
«La metabolizzazione è resa possibile grazie ad
Agni, il fuoco digestivo – continua
Benvenuti – Questa sua forza trasformatrice ha il potere di rendere affine a noi
qualsiasi alimento che, per natura, è per forza diverso. Da
Agni dipende tutta la nostra vita. Senza di esso non
potremmo vivere, perché sovraintende alla maggior parte delle funzioni
organiche. Nonostante esistano diversi tipi di
Agni, il più importante, quello centrale è proprio
Jathara Agni che sovraintende al
sistema digestivo. Ma
Agni e
Ama sono come due guerrieri
sempre in lotta. Le qualità di
Ama, infatti, sono opposte ad
Agni. Se il primo è freddo e colloso, il secondo è
caldo e leggero. Per tale motivo una quantità elevata di
Ama può dare molti problemi di digestione
(riduzione/spegnimento di
Agni).
Se queste tossine aumentano ogni giorno i problemi di “intolleranza” a uno o più
cibi si espandono ogni giorno entrando in un circolo vizioso da cui è difficile
uscirne se non attraverso la depurazione dell’intero organismo».
Quando è presente un’intolleranza la risposta da parte
dell’organismo si verifica sempre a livello dell’apparato digestivo?«E’ difficile rispondere a questa domanda perché,
come detto poc’anzi, “l’intolleranza” si verifica principalmente da un mal
funzionamento di
Agni – spiega
Alexander Hau Singh Valencia, insegnante di massaggio ayurvedico – Ovviamente se
Ama nel nostro organismo sono
presenti in gran quantità possono, con il tempo, andare a ostruire i canali di
circolazione. Una volta ostruiti i problemi che si possono presentare sono
davvero moltissimi. Disturbi che vanno da un semplice gonfiore addominale a
problemi muscolo scheletrici, articolari, depressione, ansia, disturbi di
concentrazione, emicranie, stanchezza generalizzata o malattie più gravi come
alcune forme cancerogene. Un metodo semplice per avere una piccola idea della
quantità di tossine nel nostro corpo è quella di controllare – o meglio ancora
eliminare - la patina sulla lingua la mattina quando ci si sveglia. La presenza
di muco anomalo nelle varie parti del corpo potrebbe essere un segno di
Ama eccessive».
Perché sempre più persone sono intolleranti? E’ un problema
dell’alimentazione moderna, dello stile di vita o proprio di una “non
tolleranza” verso la vita?«Come è stato
accennato, l’alimentazione e lo stile di vita sono essenziali nel prevenire le
“intolleranze” – aggiunge Benvenuti – Gli alimenti andrebbero scelti in maniera
totalmente personalizzata in base alla propria costituzione e cotti in maniera
adeguata quando necessario. Allo stesso modo l’utilizzo di spezie appropriate
può essere di notevole aiuto per promuovere la digestione. Per il resto il
nostro corpo non fa alcuna differenza tra digestione fisica, quindi di un cibo,
e digestione mentale, di un’esperienza, di una parola, di una situazione… Se non
accettiamo alcune cose che ci capitano, per esempio, è un po’ come se non
digerissimo. Come vengono create le tossine fisiche, vengono create anche quelle
mentali, dando luogo inizialmente a problemi psicologici come ansia, depressione
e nervosismo e, successivamente a quelli fisici. Come è necessaria una pulizia a
livello fisico, sarà opportuno farne una anche a livello mentale, modificando il
nostro modo di porci nei confronti della vita. L’ayurveda prevede molti metodi
di disintossicazione, il più completo è una tecnica chiamata
Panchakarma (lett. le cinque azioni). Tecnica che
generalmente va eseguita sotto controllo medico e che prevede diversi metodi
come l’oleazione interna ed esterna, il vomito, clisteri, purghe, pulizia
attraverso le vie respiratorie e salassi. A casa propria è invece possibile
seguire diete adeguate in base ai problemi riscontrati e alla propria
costituzione».
Un individuo vata, per esempio, ha una maggiore
predisposizione a soffrire di gonfiore addominale, in particolare se mangia
alcuni cibi. Possiamo definirla una sorta di intolleranza?«Gli individui
Vata essendo dominati principalmente da due elementi
molto leggeri come lo spazio e il vento dovrebbero moderare tutti i cibi che
aumentano naturalmente il gonfiore addominale – sottolinea Beatrice Canu,
dell’Associazione Kalishiva – Tra questi ricordiamo i cibi lievitati, freddi, i
legumi eccetera. Vi sono poi alcuni espedienti, come l’aggiunta di spezie che
permettono di digerire meglio anche i cibi meno adatti. L’importante è,
ovviamente, che non si ecceda nel consumo».
E’ possibile
discernere tra mente e corpo in una diagnosi? O considerare ogni individuo
uguale all’altro?«No, è assolutamente
imprescindibile – dichiara la dott.ssa Maria Cristina Minniti, medico chirurgo
esperto in ayurveda e specializzato in Ematologia – E’ anche difficile
suddividere la mente dal corpo. Potremmo dire che esiste un’unica entità
definita mente-corpo. Allo stesso modo non si può considerare il corpo a
compartimenti stagni e la persona deve essere seguita e curata tenendo presente
la sua individualità, le sue esperienze. Conoscere il “filtro” che utilizza per
osservare il mondo intorno a lui così come lo stile di vita e le sue
predisposizioni».
Come si fa a personalizzare al massimo una
diagnosi per evitare ogni possibile errore?«Investigando a fondo e prendendosi tutto il tempo
necessario», aggiunge Minniti.
C’è un modo per
coniugare i due punti di vista? (orientale e occidentale?)«Il modo esiste senz’altro. Probabilmente basterebbe
cercare di non tentare di curare la malattia, ma il malato. Offrendo al paziente
non soltanto un modo per risolvere i suoi malanni, ma una possibilità per
crescere interiormente. Anche attraverso una semplice “intolleranza”. Tutto ciò
va al di là di ogni metodo adoperato e può essere il punto di partenza per
creare un connubio tra le due visioni della medicina».
Chi volesse approfondire
ulteriormente l’argomento può partecipare alla conferenza gratuita organizzata
da Kalishiva e da Swastha Project che si terrà Lunedì 4 febbraio 2013 presso il
centro yoga Shanti Marga (shantimarga.it) di via Assarotti, 9 a Torino alle ore
21,00.
Gli organizzatori dell’eventoKalishiva è un’associazione che si occupa della
diffusione dello Yoga e dell’Ayurveda con la quale collaborano professionisti
come il Dr. Prasad e la Dr.sa Maria Cristina Minniti, medico chirurgo esperto in
ayurveda e specializzato in Ematologia. L’attuale presidente è la fondatrice
Beatrice Canu, operatrice ayurvedica e insegnante yoga specializzatasi in India
nella clinica del Dr. Prasad.
Per maggiori info:
www.kalishiva.it Swastha Project è il blog creato
da Krish - Christian Benvenuti e Alexander Hau Singh Valencia (Già fondatori del
centro di Cultura Ayurvedica Abhaya Dana di Torino).
Si
tratta di un progetto di divulgazione e raccolta di articoli e segnalazioni
sullo Yoga, l’ Ayurveda e la Cultura Indiana. In particolar modo, viene posto
l’accento sugli aspetti del mantenimento della salute e della prevenzione.
Gli ideatori del progetto hanno vissuto in India, a Pune,
in cui hanno fondato e diretto la PranaVeda Healthcare che si è occupata della
creazione di una clinica ayurvedica e altri progetti di formazione.
Per maggiori info:
www.swasthaproject.blogspot.com Dr. Navanish Prasad. Medico
Ayurvedico, Direttore del Gokula Ayush Arogyadhama di Bangalore: la Clinica di
discipline olistiche dell’MS Ramaiah Medical College.
Il
Dr. Prasad è specializzato in Dravya Guna, la farmacologia ayurvedica, grande
conoscitore anche delle erbe occidentali.
Nelle sue
indicazioni terapeutiche non mancano mai le raccomandazioni dietetiche e le
indicazioni per migliorare il proprio stile di vita.
www.gokulaayush.com[
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Foto: photoxpress.com/Lars Christensen