domenica 4 maggio 2014

Ho fatto pace con Madre India

Si dice che si puo' odiare solo chi si è amato molto. E questo ben rappresenta il mio rapporto con la Madre India. Dal mio primo viaggio nel 1999, non passò anno in cui non la raggiunsi almeno due - o anche tre volte - l'anno. Mi trasferii a vivere nella città di Pune durante il 2011 e alla fine del 2012, quando tornai in Italia ci fù un grande allontamento. Il 2013 fù l'anno della grande assenza e quest'anno per il momento guardo al Nord Africa e al Sud America.

Era come se vivessi con una ferita non ben rimarginata, ma oggi quella ferita si è chiusa, ho perdonato, lasciato andare e compreso che sono pronto di nuovo ad amare....

Vivere in India non è stato semplice (ma a chi continua a chiedermi "perchè l'hai fatto" la risposta è sempre la stessa " perchè Vivo" – proprio con la v maiscola!!) e mi ha messo di fronte alle sue grandi contraddizioni, che forse ingenuamente, pensavo già di conoscere.

E quando ho deciso di tornare in Italia, mi son portato dietro solo brutture e cocci. E' stato così anche per il trasloco: la ditta che avevo incaricato mi ha fatto arrivare tutte le miei cose praticamente distrutte...ma bisogna lasciare andare e quale insegnamento migliore...

I cocci piu' dolorosi son stati quelli inflitti nel cuore dalle persone e dalle situazioni. Vivere la quotidinità indiana, oltre ad avermi gettato nel mare di melma della burocrazia e della corruzione, mi ha fatto conoscere anche tanta ipocrisia, quell'ipocrisia alla quale si ricorre forse per non soffrire. E in India di sofferenza ce n'è tanta. Quella del povero Amit che incompreso ha raccontato di andare a Mumbai per un impiego di lavoro ben retribuito e in realtà si è gettato sotto un treno. La sofferenza del professorino universitario che è scappato dal Gujarat per cambiare sesso, quella del mio autista che addolorato per la perdita del figlio ha continuato a mentire alla moglie, quella di tutte quele donne che fingono di non sapere che i mariti sono usciti alla ricerca di piacere sessuali, quella del danzatore che a causa della sua malattia mentale fu allontanato da tutti, la sofferenza di tutti quei figli e quelle figlie che accettano un matrimonio combinato e continuano ad amare in segreto qualcuno che forse non rivedranno mai più.

Ma si sa, l'India è anche orrore e sofferenza, fame, malattie, malavita, prostituzione, e grandi ingiustizie sociali. Ma l'India tutto cio' non lo nasconde, te lo grida in faccia in un orgia sensoriale proprio come quella dei suoi colori, odori, dei suoi suoni e delle sue divinità.

Ma questo già lo avevo sperimentato... Ed ecco che la mia amarezza si rivela per quelle situazioni o per quelle persone che avrebbero dovuto essere amiche e invece quando non gli eri piu' utile, ti han presto dimenticato. Persone che un giorno ti chiamavano fratello e poco dopo quando veniva nel tuo stesso paese, per un lavoro che tu gli avevi procurato, nemmeno ti salutavano.

Forse tutto cio' diventerà un racconto – proprio in questi giorni sono in trattativa con alcune case editrici – e allora vi racconterò anche di quelli che in Italia, approffittando della mia lontanza, prima mi hanno infamato, poi si son buttati come avvoltoi sui miei contatti fingendosi eredi di chissà quali lasciti...ma quella è un altra storia e in realtà i personaggi sono di ben poco spessore.

Torniamo a questi giorni, giorni in cui sentivo l'India lontana. Poi mi son ritrovato a camminare per le stradine di un suq tunisino e immediatamente ho rivissuto emozioni indiane, come quelle provate durante il soggiorno ad Ahmedabad o quando passeggiavo nel mio quartiere di Pune, dove la maggioranza era mussulmana.

Qualcosa incominciava a sciogliersi.... Appena ritornato dalla magnifica Tunisia ho saputo che Antonella Usai, danzatrice e artista intelligente e sensibile avrebbe ospitato a collegno una giovane coppia di danzatori indiani: Vijna Vasudevan e Renjit Babu.

Sabato ho assistito al loro spettacolo e oggi ho seguito gli insegnamenti di yoga di Renjit.

E' stata un' esperienza magnifica, loro sono magnifici. Non è una questione di tecnica ( e ce n'è tanta sia nella loro danza, sia nel lavoro yogico), ma una questione di purezza interiore. Uno stato che si riflette nel loro lavoro e nell'insegnamento. Due gran belle persone!!

Ed è stato allora durante una meditazione, che lacrime impetuose come la Ganga han sciolto tutte le impurità facendo riafiorare i loti indiani. Espressioni di puezza di cui quella madre è genertarice.
Perchè l'India è pur sempre la patria di grandi maestri come Ramana Maharishi, Amma, Yogananda, Mere e Aurobindo e luoghi ricchi e potenti come Arunachala, Benares e Haridwar

Ed è solo una piccolissima goccia di un oceano immenso ed eterno, che seppur avolto dalle ombre nere del kaliyuga si appresta ad essere salvato da Kalkin.

E' proprio vero che per amarti si deve seguire l'insegmanento di Osho. 
"Smetti di cercare un significato. Solo così ti avvicinerai al vero significato."

Con Amore e Gratitudine, alla Grande Madre.

tuo Krish



Per saperne di più si Vijna e Renjit:  https://www.facebook.com/eambalam

Per essere sempre informati sugli eventi, gli insgnemanti e le creazioni artistiche di Antonella Usai: 

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