Si sta avvicinando il mio
compleanno ed ecco che mi torna in mente come ho trascorso quello di due anni
fa….
Mi trovavo a Bhuj, nel Rann
del Kutch remota zona nello stato del Gujarat, in India quasi al confine col
Pakistan.
Il Rann del Kutch è di una
bellezza conturbante e Bhuj è la città principale della zona, tristemente nota
alle cronache per un terribile terremoto che nel 2001 la distrusse uccidendo un
quinto della popolazione.
Dal diario del 16 agosto 2010.
La sveglia suona elle cinque, mi alzo e dopo la doccia esco alla ricerca di un richshaw, è ancora buio e devo raggiungere il Sivananda Balakashram ai piedi della collina di Tapkeshwari. Con gioia ho accettato l’invito del Sanyasi Prem Mani, ad unirmi alla lezione di yoga mattutina e così oggi i dodici ragazzi (balak) residenti avranno un compagno in piu’. Questo ashram è nato su ispirazione di Swami Satyananda Saraswati per accogliere i bambini che proprio quel maledetto 26 gennaio 2001 persero la famiglia.
Arrivo all’ashram, entro dal
cancelletto accostato e mi dirigo verso la sala dello yoga.
I ragazzini stanno entrando,
ognuno con la sua coperta ed io timidamente mi sistemo verso il fondo. Qualcuno
si gira e mi sorride, tutti mi accolgono in silenzio ma con quella profonda
accettazione inclusivista tipica dell’India.
Il piu’ grande guida la
lezione ed incominciamo recitando i mantra.
Per undici volte il Mahamrityunjaya mantra:
Om tryambakam yajaamahe sugandhim pustivardhanam
urvaarukamiva bandhanaat
mrityormukshiya maamritaat
Poi, Gayatri mantra per altre
undici volte:
Om bhoorbhuvah svaha
tatsaviturvarenyam bhargo
devasya dheemahi dhiyo yo nah
prachodayaat
E terminiamo con i trentadue
nomi della dea Durga (recitati tre volte)
Seguono poi alcune pratiche
di Pawamuktasana, delle posture (asana) e qualche pratica di pranayama. Terminiamo con il silenzio ed
anche quando i ragazzi tornano nelle loro stanno resto a godermi il silenzio ed
il potere di quella semplice pratica quotidiana (sadhana) che molte volte preso
dalla pigrizia ho trascurato.
Mi fanno poi cenno che la
colazione è pronta e mi dirigo verso il refettorio. Due uomini che lavorano in
cucina mi indicano un bicchiere per il
chai e mi sporgono una ciotolina con dei ceci arrostiti in un masala.
Seduti a terra consumiamo in
silenzio la colazione. E’un silenzio carico di gioia di “consapevole presenza”.
Mi viene in mente a quante volte mi sono trovato annoiato o di corsa davanti ad
un’ abbondante e ricca colazione all’italiana…
Poi ci siamo riuniti in una
stanza in cui dormono, a fare qualche chiacchera ed i ragazzi mi raccontano della loro vita e dei loro studi.
Al momento sono gli unici a vivere
nell’ashram insieme ad alcuni uomini che si occupano dei lavori e alla loro
guida Prem Mani. E giunto per loro il momento di andare a scuola ( La Yoga
Foundation provvedere al vitto e alloggio in ashram, all’educazione yogica e a
quella scolastica che si svolge in istituti esterni).
Ci salutiamo e come sempre i
loro occhi sono carichi di luce ed i sorrisi pieni di gioia.
Sogni, dolori, ambizioni,
esperienze… Ogni volta un grande dono e sembrerà retorico, ma anche un grande
insegnamento sulla preziosità della Vita.
Se non riuscite a visitare l' ashram di persona, tramite il sito potrete essere informata sui loro progetti:
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