lunedì 9 luglio 2012

Visita al Sivananda Balakashram

Si sta avvicinando il mio compleanno ed ecco che mi torna in mente come ho trascorso quello di due anni fa….

Mi trovavo a Bhuj, nel Rann del Kutch remota zona nello stato del Gujarat, in India quasi al confine col Pakistan.
Il Rann del Kutch è di una bellezza conturbante e Bhuj è la città principale della zona, tristemente nota alle cronache per un terribile terremoto che nel 2001 la distrusse uccidendo un quinto della popolazione.

Dal diario del 16 agosto 2010.



La sveglia suona elle cinque, mi alzo e dopo la doccia esco alla ricerca di un richshaw, è ancora buio e devo raggiungere il Sivananda Balakashram ai piedi della collina di Tapkeshwari. Con gioia ho accettato l’invito del Sanyasi Prem Mani, ad unirmi alla lezione di yoga mattutina e così oggi i dodici ragazzi (balak) residenti avranno un compagno in piu’. Questo ashram è nato su ispirazione di Swami Satyananda Saraswati per accogliere i bambini che proprio quel maledetto 26 gennaio 2001 persero la famiglia.




Arrivo all’ashram, entro dal cancelletto accostato e mi dirigo verso la sala dello yoga.
I ragazzini stanno entrando, ognuno con la sua coperta ed io timidamente mi sistemo verso il fondo. Qualcuno si gira e mi sorride, tutti mi accolgono in silenzio ma con quella profonda accettazione inclusivista tipica dell’India.
Il piu’ grande guida la lezione ed incominciamo recitando i mantra.



Per undici volte il Mahamrityunjaya mantra:

Om tryambakam yajaamahe sugandhim pustivardhanam
urvaarukamiva bandhanaat mrityormukshiya maamritaat


Poi, Gayatri mantra per altre undici volte:

Om bhoorbhuvah svaha tatsaviturvarenyam bhargo
devasya dheemahi dhiyo yo nah prachodayaat


E terminiamo con i trentadue nomi della dea Durga (recitati tre volte)
Seguono poi alcune pratiche di Pawamuktasana, delle posture (asana) e qualche pratica di pranayama. Terminiamo con il silenzio ed anche quando i ragazzi tornano nelle loro stanno resto a godermi il silenzio ed il potere di quella semplice pratica quotidiana (sadhana) che molte volte preso dalla pigrizia ho trascurato.

Mi fanno poi cenno che la colazione è pronta e mi dirigo verso il refettorio. Due uomini che lavorano in cucina mi indicano un bicchiere per  il chai e mi sporgono una ciotolina con dei ceci arrostiti in un masala.
Seduti a terra consumiamo in silenzio la colazione. E’un silenzio carico di gioia di “consapevole presenza”. Mi viene in mente a quante volte mi sono trovato annoiato o di corsa davanti ad un’ abbondante e ricca colazione all’italiana…
Poi ci siamo riuniti in una stanza in cui dormono, a fare qualche chiacchera ed i ragazzi mi raccontano della loro vita e dei loro studi.

Al momento sono gli unici a vivere nell’ashram insieme ad alcuni uomini che si occupano dei lavori e alla loro guida Prem Mani. E giunto per loro il momento di andare a scuola ( La Yoga Foundation provvedere al vitto e alloggio in ashram, all’educazione yogica e a quella scolastica che si svolge in istituti esterni).


Ci salutiamo e come sempre i loro occhi sono carichi di luce ed i sorrisi pieni di gioia.
Sogni, dolori, ambizioni, esperienze… Ogni volta un grande dono e sembrerà retorico, ma anche un grande insegnamento sulla preziosità della Vita.





Se non riuscite a visitare l' ashram di persona, tramite il sito potrete essere informata sui loro progetti:


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